Gioie e dolori del porta a porta
Con un certo ritardo rispetto alle promesse, si è avviata da qualche mese la raccolta differenziata “porta a
porta”. La stragrande maggioranza dei cittadini pozzolenghesi si è già misurata con la fatica virtuosa e quotidiana di dividere meticolosamente il secco dall’umido, le lattine dalla carta etc. Ma il paziente e necessario sacrificio per ora non è stato compensato da una diminuzione dei costi, anzi. La prima novità per le nostre tasche è l’aumento del 15% in due anni della TARSU (Tassa sui rifiuti solidi urbani) giustificata – ci spiegano – dall’aumento dei costi dovuto al maggior numero di passaggi dei mezzi di raccolta su un territorio anche più vasto di prima. Nel consiglio comunale del 12 gennaio 2011 noi minoranza consiliare abbiamo votato contro la modifica del regolamento per l’applicazione della tassa non tanto e non solo per la modifica delle tariffe - le quali dovrebbero a rigor di logica diminuire progressivamente rendendo significativo il risparmio sui costi dello smaltimento attraverso la differenziazione che i cittadini attuano, e almeno noi lo speriamo. Abbiamo votato contro soprattutto perché ci aspettavamo a questo punto il passaggio dalla TARSU che è una tassa essenzialmente applicata sulla superficie abitativa (esisteva l’ICI prima casa per questo…!) e non sul calcolo di quanto un nucleo famigliare consuma e quindi sporca. Il paradosso è che un nucleo famigliare di due persone che vivesse in una casa “grande” finisce col pagare di più di una famiglia di 5 persone che viva in appartamento di media misura. E’ pur vero – ribadiscono altri – che non si può gravare su una famiglia già composta da 5 persone… Questa è la ragione per cui la TARSU è ormai scomparsa dai criteri tariffari delle Amministrazioni per lasciare il posto a varie forme di “tariffa puntuale” che non è basata né
sul numero dei componenti né sulle dimensioni dell’abitazione, ma sulla misurazione di quanto un nucleo sporca o non differenzia, fatta salva una tariffa base minima per tutti. La materia è certo complessa e controversa, ma ormai la gran parte delle Amministrazioni stanno andando verso l’adozione di questo criterio di tariffazione applicato in vari modi empirici (pesatura con conferimento diretto all’isola ecologica, sacco rosso dell’indifferenziato…). Resta poi aperta un’altra questione che abbiamo sollevato in Consiglio comunale. Si osserva infatti che oltre alle due fasce di servizio – quella della raccolta porta a porta estesa a tutta la zona urbana e quella non servita delle campagne a tassazione ridotta del 70% - esiste la terza fascia costituita dalle zone periferiche servite con la raccolta tre volte a settimana dei rifiuti, da cassonetti dislocati in aree prossime alle abitazioni (entro i 500 metri). Per queste zone la tassa è piena ma il servizio fornito non è quello del porta a porta e non offre nemmeno la possibilità di differenziare l’umido, che si suppone debba essere conferito, quindi, nel cassonetto dell’indifferenziato. In queste aree la differenza rispetto al passato è costituita da una distribuzione più capillare in termini di distanza dall’abitato dei cassonetti, ma nessun servizio di differenziato “spinto” è stato davvero introdotto. (Si ricorda inoltre che in passato alcune zone hanno pagato tariffa piena pur disponendo di un solo cassonetto verde dell’indifferenziato in prossimità dell’abitato,
trovandosi invece il punto raccolta di carta, vetro e lattine a più di 500 metri). Esiste dunque una discrepanza e una sperequazione nel servizio fornito a fronte di una uguale tassazione. Ci pare insomma discutibile la scelta dell’Amministrazione di non estendere la raccolta porta a porta almeno a tutte le zone già servite e tassate pienamente per il servizio e quindi anche per le aree cosiddette periferiche. Non è infatti consono a una scelta politica di “sostenibilità ambientale” e di “buona ecologia” non fornire soluzioni adeguate per differenziare l’umido. Ci sembra insomma necessario sollecitare l’estensione della raccolta porta a porta anche in queste zone, o passare a una forma di premio/incentivo per l’autocompostaggio non solo nelle zone periferiche, ma per qualsiasi cittadino che ne faccia richiesta, con una decurtazione significativa del 25% sulla tassa.
Qualche perplessità ce l’abbiamo anche a proposito della distanza massima dei 500 metri dal punto raccolta per essere considerati “zona servita”. Approssimativamente (e soprattutto per i più anziani) si può dire che quella distanza non si copre a piedi con i sacchetti in mano, ma bastano 20 metri in più per essere già nella fascia della riduzione del 70%. A nostro avviso andrebbero ridotti dunque i 500 metri fino a prevedere una distanza facilmente percorribile a piedi anche da un anziano con i sacchetti in mano… L’amministrazione ha ribadito che si tratta di un rodaggio in via di sperimentazione del sistema e ha dichiarato di volersi attivare in futuro per il passaggio alla tariffa puntuale. Speriamo che questo avvenga in un tempo ragionevole, che il sistema virtuoso si estenda a tutto il territorio e che anche le nostre tasche ne guadagnino in termini di risparmio.
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