mercoledì 11 maggio 2011

La riforma del servizio idrico integrato


A tutto questo iter di trasformazioni che anche Garda Uno dovrà seguire, sembra aver posto un punto fermo la Legge della regione Lombardia in vigore dal gennaio, che riforma il Servizio idrico integrato, secondo i seguenti punti:
•L’acqua rimane un bene pubblico e le competenze AATO (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) passano alle province. L’organizzazione del servizio idrico integrato sarà gestita dalle Province per mezzo dell’Ufficio d’ambito che, costituitosi come Azienda speciale (dotata cioè di autonoma personalità giuridica), sarà in grado di operare con una contabilità separata senza influire dunque sul Patto di Stabilità della Provincia stessa.
•Consulta dei Comuni. La Consulta potrà rendere parere preventivo e obbligatorio su tutti gli atti della Provincia relativi alla pianificazione d’ambito e alla determinazione della tariffa.
•Società patrimoniale. Gli Enti locali avranno facoltà di costituire una società patrimoniale (proprietà cioè delle reti), cui spetteranno le funzioni di progettazione preliminare dei nuovi interventi programmati dal Piano d’Ambito, le attività di collaudo e l’affidamento del servizio.
•Esame del piano d’ambito. I Piani d’Ambito dovranno preventivamente essere inviati alla Regione perché esprima il nulla osta sulla base del “Piano di tutela delle acque e Piano di distretto di bacino” di sua competenza.
•Affidamento del servizio e tariffe. Il servizio sarà affidato ad un solo gestore per ogni ambito (la Provincia stessa), così da poter meglio beneficiare della grandezza del soggetto, ottenere maggiori economie di scala nella gestione del servizio (specialmente nel settore degli investimenti) e, quindi, ridurne la ricaduta sulle tariffe.Ma dicevamo che questa Legge sembrava aver posto un punto fermo.. perché è notizia invece recentissima la bocciatura del provvedimento regionale da parte del Consiglio dei ministri. Secondo il governo infatti è incostituzionale la formazione di società patrimoniali che indicono gare per l’affidamento e la gestione degli acquedotti. Reti, acquedotti e fognature sono e devono restare pubblici, secondo il Consiglio dei ministri. Insomma una sorta di “fuoco amico” contro il provvedimento regionale, nonché ennesimo esempio di paradosso legislativo che complica enormemente il quadro della riorganizzazione del servizio.
Certamente questa bocciatura conforta quanti avevano già denunciato “la deriva privatistica”
del servizio idrico in Lombardia.

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