mercoledì 11 maggio 2011

Qualche aggiornamento sul servizio idrico integrato e la sua privatizzazione



Questa lunga e triste storia come ricorderete dal nostro precedente numero è cominciata con l’approvazione del DL 135/2009, il cosiddetto decreto Ronchi, il cui articolo 15 avvia di fatto la privatizzazione del servizio di gestione dell’acqua (“Adeguamento della disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica”). Ciò aveva dato il via a un’azione unitaria di molti consiglieri di minoranza e alcuni di maggioranza nei comuni gardesani a noi limitrofi per fare approvare una mozione di principio sull’acqua bene pubblico di non valenza economica, principio che si chiedeva fosse introdotto negli statuti di ciascun comune. In
molte Amministrazioni la mozione non è passata forse perché bollata come “di colore politico”.
La mozione fu bocciata anche a Pozzolengo, come ricorderete, salvo poi scoprire che qualche
mese dopo questi stessi Comuni rappresentati dai loro sindaci, ivi compreso il Comune di Pozzolengo, nell’Assemblea dei soci dell’Azienda Garda Uno hanno approvato a grande maggioranza un documento, le “Linee programmatiche di indirizzo”, dove viene proposta – tra altre ipotesi per salvare la società - la modifica degli statuti comunali di ciascun Comune socio
di Garda Uno attraverso l’introduzione del principio per il quale “il Servizio idrico integrato ed il Servizio di Igiene urbana sono attività prive del fine di lucro e quindi, conseguentemente, sono sottratte al mercato disattivando di fatto il disposto dell’art. 5…”. Questo a dimostrazione che le idee valgono solo a seconda di chi le promuove!Comunque poco male, perché la Corte costituzionale ha successivamente dichiarato incostituzionale il pronunciamento degli
enti locali e regionali in materia di beni pubblici a “rilevanza economica” o meno. Quindi palla al
centro.
[L’articolo prevede infatti che la gestione dei servizi pubblici locali sia conferita in “via ordinaria” attraverso gare pubbliche a società miste, mentre la gestione “in house” ( cioè ad affidamento diretto a totale capitale pubblico) è consentita solo in deroga per “situazioni eccezionali” e dietro parere preventivo dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Il metodo ordinario di conferimento dei servizi pubblici locali sarà dunque la gara e il ricorso alla società mista dove il privato, individuato mediante procedura ad evidenza pubblica, dovrà essere socio operativo con una quota di partecipazione non inferiore al 40%.

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